Una rappresentanza di alunni liceali del Convitto Nazionale di Avellino ha partecipato il 23 maggio all’incontro organizzato dall’Associazione Libera presso il Polo Giovani, in una giornata di memoria e di impegno collettivo, a conclusione del percorso di Giustizia e Legalità, tenuto nell’Istituto durante l’anno scolastico. Presente all’incontro la dott.ssa Fiorella Pagliuca, Dirigente dell’Ambito Territoriale di Avellino, che ha sottolineato con forza che la memoria deve essere impegno quotidiano a incarnare valori e ideali, per non restare ipocritamente indifferenti di fronte a ciò che accade nel mondo. Alla mattinata ha partecipato anche il Rettore, Prof. Attilio Lieto, convinto che bisogna attuare scelte consapevoli, per poter vivere una legalità a colori e non in bianco e nero, in quanto la giustizia non fiorisce da sola, ma ha bisogni delle mani, delle voci e dei volti di tutti.
Ilaria Serpico, della classe VB del Liceo Classico Europeo , ha presentato un laboratorio realizzato ad hoc con la sua classe, per la conoscenza e il ricordo delle vittime di mafia, per la riscoperta del valore sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Attraverso racconti e testimonianze, gli studenti hanno raccolto le storie di donne e uomini che hanno perso la vita per mano della mafia. Da questa presa di consapevolezza è nato il secondo momento del percorso: immaginare un bene confiscato alla mafia e ripensarlo come spazio restituito alla comunità, all’insegna della giustizia e dell’inclusione. Uno dei gruppi ha ideato un lido balneare, simbolicamente recuperato da una precedente gestione mafiosa e trasformato in un luogo accessibile a tutti, con particolare attenzione alle persone con disabilità. Il lido porterebbe il nome di Nunziante Scibelli, giovane vittima innocente della camorra.
“In questo anno scolastico”, racconta Rosaly Zolzettich, della VB del Liceo Classico Europeo del Convitto Nazionale, “insieme con Davide Perrotta e Stefano Pirone, referenti di Libera Avellino, abbiamo riflettuto molto su cosa significhi davvero vivere in mondo giusto e scegliere di fare la propria parte […]; ci siamo resi conto che fare ogni giorno il proprio dovere, spesso a piccoli passi, vuol dire costruire percorsi nuovi di umanità”. Effettivamente i laboratori svolti nelle classi hanno consentito agli alunni di chiedersi quali siano i loro desideri e chi vogliano essere e, soprattutto, di sapere chi non vogliono essere. Gli alunni hanno imparato che molte delle azioni, dei comportamenti, delle attitudini della quotidianità servono a definirci come persone, e hanno una ricaduta sulle persone che si ha intorno. “Con Davide” -continua Rosaly- “davanti alla magnolia secolare, del nostro Convitto, abbiamo vissuto una grande emozione, ci siamo presi per mano e abbiamo, con le nostre voci, fatto risuonare la promessa di un impegno per la giustizia e la legalità […]. Il percorso di legalità e giustizia ci ha fatto uscire dalla zona grigia, come la chiamava Primo Levi, dove si rifugiano coloro che vivono senza esporsi, senza scegliere”.
In conclusione, gli alunni hanno compreso che vivere insieme non è solo una necessità, ma una responsabilità, un compito, un impegno civile; ora sanno cosa voglia dire essere “studenti in azione”, ossia ragazzi e ragazze che partecipano alla vita pubblica, che si impegnano per il bene comune, che credono in una legalità fatta di piccoli gesti che fanno la differenza.